Il Bravìo delle Botti, che si disputa a Montepulciano l'ultima domenica d'agosto, trae le sue origini nel XIV secolo.
Allora, in occasione della grande fiera annuale d'agosto che si teneva in concomitanza della festa di San Giovanni Decollato - Santo Patrono di Montepulciano - si organizzava, tra le tante manifestazioni utili a richiamare gente anche dai paesi vicini, una corsa a cavallo.
Alla corsa poteva partecipare chiunque, anche i "forestieri", che, in sella al proprio cavallo, si contendevano il premio, costituito da un "panno di scarlatto": un semplice pezzo di stoffa, è vero, ma che aveva il dolce sapore della vittoria.
Alcuni documenti, risalenti alla metà del 1300, descrivono dettagliatamente gli scopi e le regole di questa gara. Descrivono il percorso di circa 5 chilometri ed il trofeo.
Verso la fine del XIV secolo il Bravìo fu abolito "per motivi di ordine pubblico" e da allora non se ne seppe più nulla.
Solo grazie all'appassionata iniziativa di don Marcello del Balio, parroco a Montepulciano negli anni settanta e prematuramente scomparso nel 1981, si è ritrovata l'antica tradizione.
Don Marcello, appassionato studioso della storia della propria città, quando propose il recupero delle tradizioni di questa terra, lo fece con grande intelligenza e lungimiranza.
Ripropose il Bravìo come attrazione turistica e non solo, ma sostanzialmente mutato, sfruttando opportunamente la tradizionale "divisione in contrade" della città.
Ovviamente, sia per gli ovvi motivi di sicurezza sia per dare il massimo rilievo ad una delle principali produzioni di Montepulciano, il vino, pensò di sostituire le botti ai cavalli.
Il Bravìo coinvolge tutti i Poliziani per molti mesi: dall'apertura dell'Anno delle Contrade che si celebra il primo maggio in occasione della Festa di Sant'Agnese fino alla competizione vera e propria.
Tutte le contrade cercano di organizzarsi al meglio e tutti i contradaioli, senza alcuna distinzione d'età, si impegnano per ben figurare: gli sbandieratori, i tamburini, i figuranti e, certamente non ultimi, gli spingitori.
Un lavoro costante e prezioso quello di chi lavora "dietro le quinte", nella preparazione dei costumi, sempre più belli, delle coreografie e di tutte le attività finalizzate alla migliore accoglienza dei molti ospiti nelle contrade.
La corsa vera e propria rappresenta l'epilogo ed il suggello di tutto un susseguirsi di eventi che vedono le varie contrade cimentarsi in una gara dove potenza, resistenza, abilità e strategia devono fondersi in un tutt'uno...
La ricerca del primato parte dagli addobbi delle strade e, attraverso le splendide e festose feste in contrada nelle quali sono graditissimi ospiti le migliaia di turisti, giunti qui per l'occasione o che si trovano qui per caso...
La gara, quindi, consiste in una corsa di circa due chilometri lungo le ripide vie della città, spingendo una grossa botte.
Una sfida di potenza e abilità tra gli "spingitori" svolta in un clima di sereno antagonismo tra contrade. Perché, diversamente da quanto è legittimo pensare, a Montepulciano “l’appartenenza alla contrada” si vive tutto l'anno.
E' un modo in più per riconoscersi, essere membri di un gruppo e socializzare.
Non manca mai l'occasione per incontrarsi in contrada. Incontri che hanno "l'odore dei campi", ai quali Montepulciano deve tanto.
Durante la settimana del Bravìo e ancora prima, tutta la città è in fermento. Non c'è strada o finestra che non esponga i vessilli o almeno i colori della contrada. Non c'è abitante, dai bambini ai vecchi, che non si senta direttamente coinvolto nell’organizzazione dell’evento e nella sua celebrazione.
Ogni contrada organizza spettacoli, pranzi e cene. Si fa a gara per offrire i migliori prodotti e meglio preparati, nell'attesa di assistere ai vari rituali. In poche parole, Montepulciano è in festa!
La mattina della festa, le Contrade si riuniscono in Piazza Grande nell’attesa dell’estrazione dell'ordine di partenza e di sfilata.
Seguono la Sbandierata e la Marchiatura delle Botti.
Alle 12:00 si celebra la S. Messa ed il Vescovo impartisce la benedizione alle Contrade, agli spingitori e alle botti.
I poliziani tornano nelle proprie Contrade per il pranzo e per prepararsi al meglio nell’attesa della Sfilata Storica lungo le vie cittadine nel pomeriggio; forse uno dei momenti più suggestivi della giornata: un'orgia di colori con personaggi in costume d'epoca e sbandieratori.
E’ da quando è nato il Bravìo delle Botti che Cesare Mazzetti ogni anno forgia il "sigillo" per marcare le botti.
Il rituale, infatti, prevede che a ogni contrada debba essere assegnata una botte a caso.
Il sorteggio delle botti, e quindi la relativa posizione di partenza, si effettua nel magnifico Palazzo comunale alla presenza di tutte le autorità e dei rappresentanti delle contrade.
A sorteggio avvenuto, il “Sindaco della Contrada” espone il vessillo sulla facciata del Palazzo e alla sua contrada viene assegnata la relativa botte.
Questa deve essere perfettamente identica a tutte le altre. Ogni botte, quindi, deve essere accuratamente controllata.
Anche in questo caso è il nostro Cesare Mazzetti designato al controllo.
Noi, appassionati spettatori del Bravìo, pensavamo che questi rituali fossero a beneficio dei turisti. Una messa in scena, insomma.
Invece no! Il vecchio Cesare controlla davvero l’integrità, le dimensioni e l’efficienza delle botti.
Lo fa con una dedizione quasi maniacale. Se la botte supera i rigidi controlli imposti dal regolamento, può essere "marchiata a fuoco".
Il tutto avviene sulle gradinate del Duomo, in una piazza stracolma di contradaioli e turisti festanti.
Alle 19 si dà il via alla gara tra l'entusiasmo di tutti i Poliziani che incoraggiano gli spingitori della propria Contrada lungo le faticose salite della città.
Alla Contrada vincitrice viene poi consegnato il panno-bravìo.
Iniziano poi i festeggiamenti nella Contrada vincitrice, con vino a fiumi e grande festa.
Cene splendide anche nelle altre Contrade, per far sparire l'amarezza di non essere arrivate prime!
E' vero! Anche questa festa potrebbe apparire una delle tante che si celebrano in Italia, ma non è così.
Non voglio essere presuntuoso - afferma Cesare Mazzetti - ma a Montepulciano è diverso: “Questa è una festa che abbiamo voluto recuperare scavando nella memoria dei nostri vecchi e l’abbiamo recuperata dopo secoli che era stata abbandonata. Non ha fini turistici. Per noi le contrade sono un modo per sentirci più vicini”.
Abbiamo saputo che Cesare "il Ramaio" ha vissuto la passione per il Bravìo fin dal primo giorno, accanto a Don Marcello.
Insieme al loro caro amico Livio Santinelli, ha realizzato per la propria contrada un paiolo in rame che, la sera della festa, scodella 225 kg di polenta con il ragù preparato “solennemente” dalle massaie della Contrada.
Tocco finale dei festeggiamenti le famose penne alla "disperata". Una preparazione squisita che resta un segreto della cara Margherita Vivarelli.
Oggi Montepulciano è una delle più qualificate mete turistiche italiane, e molto dipende dall'attenzione che i poliziani dedicano alla cura e alla vita della città.
Molto è dovuto a quel sacerdote che ha tanto contribuito alla creazione della particolarissima identità turistica della città.
Grazie, don Marcello!